FUTURISMO, La nascita dell’avanguardia: opere, errori, e critiche

MOSTRA PRESSO PALAZZO ZABARELLA (PADOVA):
FUTURISMO, La nascita dell’avanguardia – Dal 01.10.2022 al 26.02.2023

LA PREMESSA: opinione personale
Allestire una mostra sul Futurismo non è compito così arduo. Come tutti le avanguardie del novecento
ha un proprio manifesto, un obiettivo, ed uno stile ben definito. Ne viene che la contestualizzazione, la cosa a mio avviso più complessa da rappresentare in un qualsiasi mostra, non è tortuosa come invece può esserlo per una qualsivoglia esposizione di un periodo storico prima del XX secolo.
Per quanto suddetto non mi aspettavo di più di ciò che ho visto, sebbene ne avessi la speranza.

Per non annoiare il lettore con altre ridondanti monologhi, ho deciso di suddividere in 5 sezioni la mia personale recensione della mostra:
La critica, L’enigma, il bene, l’errore, Il male.

LA CRITICA: Il futurismo
Non è mia intenzione approfondire troppo il Futurismo e per non ripetere ciò che già ho scritto in precedenza, ma lo si può semplicemente riassumere in 3 parole chiave: Industria, velocità, libertà.
Usciti dalla mostra si sente il riecheggio dei suddetti lemmi e questo è un segnale positivo poiché una mostra deve lasciare qualcosa al fruitore anche dopo la visita. Sebbene quanto appena scritto sia positivo per un visitatore medio, non lo è per una persona che dalle mostre cerca approfondimenti nuovi o curiosità riguardo i temi per cui è allestita. Io come forse si è capito faccio parte di questi ultimi. Se esco senza farmi domande solitamente per me la mostra non va oltre la sufficienza; difatti non ho trovato nulla di diverso da ciò che è già scritto nei manuali. La mia non è una critica ma – e lo dico con un tono remissivo – bensì la consapevolezza che probabilmente o le mostre si livellano alla mediocrità italiana (molto probabile), o più semplicemente non vi è poi così tanto da approfondire sul Futurismo, quindi posso dire – sempre con tono remissivo – che è giusto accontentarsi. E mi sono accontentato!

Quindi come premesso la mostra è semplice ed intuitiva: in ordine cronologico e suddivisa in tematiche, qualche scritta sui muri per presentare ciò che si vedrà all’interno della stanza, alcuni dipinti precedenti al Futurismo con artisti della fine XIX secolo per comprendere da chi si sono ispirati nello stile pittorico.

L’ENIGMA: La nuova civiltà.
La prima parte della mostra riporta diversi dipinti del Simbolismo, dal quale i Futuristi riprendono l’utilizzo della metafora. Di questa sezione mi ha particolarmente colpito un dipinto che ho ritenuto fuorviare poiché a mio avviso esce dai concetti futuristi: si tratta della tela di Duilio Cambellotti dal titolo la falsa civiltà. In questo dipinto l’autore rappresenta un paesaggio dai toni cupi con un’atmosfera tetra e nebbiosa nel quale troviamo un uomo girato di spalle occupato in non si sa quale faccenda. Ma la cosa più significativa di quest’opera è la raffigurazione dei sampietrini che rappresentano metaforicamente la “nuova” civiltà (?) e che piano piano si impadroniscono della natura intorno ricoprendo piante e terreni. Il titolo però sembra fuorviante in quanto se veramente la civiltà è rappresentata dai sampietrini e l’autore la definisce “falsa” significa che gli ideali Futuristi che si basavano essenzialmente sul cemento, le auto, l’industria e di conseguenza la bonifica dei terreni, è completamente capovolta. Quindi se così fosse mi chiedo: per quale ragione è stata messa lì quella tela? La mostra è essenzialmente apologetica e dunque non vi erano i presupposti per credere nell’idea che si trattasse di un dipinto inserito come critica. Chiaramente posso aver letto male io l’opera ed in caso mi scuso con i lettori, ma giustifico la mia eventuale negligenza per il semplice fatto che come tante altre, anche questo capolavoro non ha alcun tipo di descrizione.

IL BENE: Le opere
Molto interessante è il paragone inevitabile con la pittura Divisionista, perché è proprio da tale stile che i Futuristi sono partiti per poter riportare i loro concetti sulle tele: la scomposizione della forma e il dinamismo utilizzando tale stile riuscivano alla perfezione. Un esempio è il dipinto di Boccioni officine a Porta Romana, che con la luminosità dei colori ed una prospettiva rialzata a rendere ariosa e a dare profondità all’opera, e con l’esecuzione a pennellate rapide e filamentose ci mostra come i primi futuristi si fossero basati sulla poetica Divisionista.

La parte centrale della mostra riporta opere molto significative e che rappresentano perfettamente il Futurismo, per questo motivo non mi dilungo molto, tra i dipinti che ho trovato più interessanti vi è Testa donna di Mario Sironi, il forte contrasto dato dal nero che divide i lineamenti del volto creando senso di profondità (tipico del pittore), questa forza del colore e l’inquietante e severa espressione data al viso della donna.

Non potevano mancare i manifesti futuristi con le loro opere simboliche piene di scritte, metafore e ricche di provocazioni come le opere di uno dei grandi fondatori del Gruppo Tommaso Marinetti, del quale si trova un’opera che riassume perfettamente il pensiero sulla guerra come unico igiene del mondo. La guerra simboleggiata da questi dischi a forma di ferro di cavallo che raffigurano le bombe, con un pezzo di giornale Marinetti ne ricava un grattacielo e le scritte che danno titolo all’opera.


Mi ha colpito molto anche la parte finale in cui si marca l’idea Futurista anche in altre arti come il design di interni o la creazione di tazze e oggetti d’arredamento. A quest’ultima scoperta ascrivo grandi meriti alla mostra poiché è un lato artistico dei futuristi che non conoscevo, sebbene non si capisce se i progetti decorativi di interni si siano davvero applicati oppure sono solo progetti per l’appunto (non escludo possa esserci una risposta nella mostra, ma può essermi sfuggita (o magari è una spiegazione lasciata solo ai privilegiati con l’audioguida)).

L’ERRORE: Le sculture
L’allestimento non eccellente, oltre ad alcune luci completamente sbagliate vi è un errore ancora più grossolano: le sculture non si possono ammirare a 360 gradi poiché piazzate nei lati della stanza. Credo che questo sia veramente uno dei più gravi errori che abbia mai visto in una mostra. Ebbene anche un ragazzo delle superiori che ha un’infarinatura di base sulle opere futuristiche, è a conoscenza che la più famosa scultura di Umberto Boccioni forme uniche della continuità nello spazio, simbolo del Futurismo, dev’essere vista a tuttotondo poiché il concetto di velocità, invasione dello spazio intorno, l’esplosione della forma non può per nessuna ragione essere fruita, ammirata e conseguentemente compresa nella sua interezza, senza poter girare intorno alla stessa opera. Non è ahimè l’unica composizione allestita nella medesima maniera, vi è anche un’altra opera dell’artista calabrese e cioè Sviluppo di una bottiglia nello spazio, ancor peggio della precedente in quanto qui la comunicazione con lo spazio intorno è ancora più interessante poiché l’idea è proprio quella di creare nell’occhio il movimento cilindrico della bottiglia, non può che essere vista a trecentosessanta gradi, ed invece anche in questo caso: errore madornale, clamoroso, folle.

     

 

 

IL MALE: L’Audio-guida.
Andiamo alle note dolenti: l’audioguida. Sebbene sia la cosa più efficace per la maggior parte dei fruitori, poiché permette di non leggere le didascalie, è però troppo compromettente per chi decide di non usufruire di quel marchingegno. Purtroppo se non si prende, si comprende metà di quello che l’esposizione può darci, o meglio, moltissime opere curiose non avendo didascalie o brevi testi descrittivi, non sono comprese al cento per cento. Questo è molto grave in quanto sembra punire le persone che hanno deciso di non prendere l’audioguida, che ricordo non essere gratis, ma al già alto costo di ingresso vi è un’aggiunta che non tutti possono permettersi, e dunque colpisce le persone economicamente meno abbienti (portando alla peggio anche ad una divisone classista). Ma al di là del costo, rimane il fatto che la differenza tra chi prende e non prende l’audioguida è troppo compromettente e questa cosa è inaccettabile.
Un esempio è il succitato (vedi paragrafo sull’enigma) dipinto di Duilio Cambellotti dal titolo la falsa civiltà del quale ho capito ciò che ho capito, probabilmente avessi avuto quei 5 euro in più per l’audioguida ora non avrei scritto 5 righe riguardo quell’opera. In ogni caso è sbagliato il concetto: non si può dipendere unicamente da un marchingegno, bisogna poter scegliere ed in questa mostra come in tantissime altre (quasi tutte) non vi è la possibilità di farlo: o audioguida o rimani nella tua ignoranza. Le sole scritte sulle pareti delle stanze, non sono sufficienti per una completa analisi dell’esposizione

LA FINE: Conclusione
La mostra è piacevole e complessivamente semplice, come detto mancano importanti approfondimenti che solamente con l’audio-guida puoi ricevere.
Un visitatore non esce dalla mostra più istruito di prima ma semplicemente felice per aver ripassato il Futurismo ed averne ammirato alcune opere di buon livello.

Enrico Faggionato

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Nato a Vicenza il 18/05/1990 Laureato in Conservazione e gestione dei beni e delle attività culturali nel 2016 presso l'università, Ca'Foscari di Venezia.